Papaia Fermentata
L'estratto di questo frutto torna alla ribalta. Suo sponsor, un ricercatore famoso. Che ne vanta i benefici contro invecchiamento, sars e persino aids.
L'elenco delle promesse fa pensare subito a un miraggio. Un richiamo cui è difficile resistere. Contrasta l'invecchiamento perché protegge dai malefici radicali liberi, le «tossine cellulari» responsabili di quello stress ossidativo che danneggia cellule e tessuti. Modula e aumenta le difese immunitarie in condizioni di compromissione patologica, dalla sars all'aids. Previene i danni alla pelle causati dall'esposizione al sole e attenua i segni lasciati dal passare inesorabile del tempo. Aiuta a digerire meglio e a mantenere la linea. Insomma, se non ci fosse di mezzo Luc Montagnier, lo studioso che condivide con lo statunitense Robert Gallo la scoperta del virus hiv dell'aids, si direbbe una clamorosa bufala. A compiere il miracolo non è l'ultimo ritrovato della medicina biomolecolare, ma un «nutraceutico», né farmaco né prodotto alimentare, un ibrido. Immun'Age è il suo nome commerciale, ed è ricavato dalla papaya, frutto esotico, secondo un processo particolare di fermentazione. La polverina magica così ricavata, racchiusa in 30 bustine, è da due mesi in vendita in Italia. Oltre che in Giappone, Usa, dove è in commercio da due anni, e Francia. Presto arriverà anche in Germania, Austria e Gran Bretagna.
Le ricerche che hanno prodotto questo integratore, l'ennesimo, ebbero avvio negli anni 90 in Giappone dove Lady Osato, cantante lirica e mecenate morta due anni fa, elargì i fondi per costruire un laboratorio di ricerca che studiasse prodotti naturali «utili all'umanità». Ma Montagnier che cosa c'entra? Lo scienziato francese cominciò a occuparsi di questo prodotto curativo ricavato dalla papaya quattro anni fa, oggi il suo impegno nel magnificarne le virtù è di dominio pubblico. Esattamente l'anno scorso, in visita a Roma, l'avrebbe offerto a Giovanni Paolo II. I giornali riferirono che Montagnier aveva consegnato al Papa pillole «contenenti sostanze naturali antiossidanti le quali ritardano i processi naturali d'invecchiamento». Fu un'occasione spettacolare per sponsorizzare il nuovo composto ricavato dalla papaya. E l'effetto della notizia immediato. Poco tempo dopo un giornale titolò su quattro colonne che il Papa riprendeva energia «con il metodo Montagnier». Il Vaticano smentì e ancor oggi nessuno ha confermato che il miglioramento del Papa sia dovuto alle pillole regalate da Montagnier. Pillole, si disse, a base di papaya e di glutatione, un altro antiossidante e disintossicante.
Il 25 giugno Montagnier sarà di nuovo a Roma per partecipare a un convegno dal titolo significativo, «Dalla genomica alla natura», dove parlerà di antiossidanti naturali in patologie critiche, come l'aids. Si anticipa dietro le quinte che tornerà alla carica con il suo composto di papaya fermentata e fornirà dati di uno studio su malati di aids: triterapia con o senza l'integratore. Lo studioso francese sembra scegliere per i suoi annunci il clamore dei riflettori anziché l'iter tradizionale delle verifiche basate sui numeri di una ricerca, come si fa negli studi scientifici seri. Nulla si sa su come sono stati randomizzati i malati. Quali le misure di cosiddetta efficacia? «In quanto integratore il composto sfugge alle normali regole e non passa attraverso la legislazione per una valutazione controllata. E se lo studio si basa su un campione piccolo, perde di significatività» osserva l'epidemiologo Gianni Tognoni. Aggiunge Lucia Lopalco, immunologa al San Raffaele: «L'effetto antiossidante di questo composto di papaya è così aspecifico e blando che è difficile pensare possa cambiare il quadro immunologico». Rincara Alberto Mantovani, docente all'università di Milano e immunologo al Mario Negri: «L'autorevolezza dello scienziato che afferma i benefici clinici di questo composto non basta a dare credito alle sue asserzioni: i dati sulla attività immunomodulante non convincono perché non si basano sui criteri accettati dalla comunità scientifica». Insomma, si direbbe un clamoroso abbaglio più che un prodotto rivoluzionario. Eppure, il nuovo integratore, secondo i suoi sostenitori, sarebbe un potente antiossidativo, combatterebbe i radicali liberi, ritenuti una delle cause dell'invecchiamento. Non solo. Stimolerebbe l'azione dei macrofagi, cellule del sistema immunitario con il compito di sconfiggere le aggressioni esterne, e darebbe risultati anche nelle malattie autoimmuni, come lupus e artrite reumatoide. Consentirebbe persino di ridurre il dosaggio dei farmaci immunosoppressori.
«Gli studi clinici condotti finora sono tuttavia su piccoli numeri e lasciano a desiderare. Qualcosa si è visto nelle epatopatie alcoliche dove c'è un danno mediato dai radicali liberi. Quindi gli antiossidanti hanno effetto» precisa Francesco Marotta, gastroenterologo all'ospedale San Giuseppe di Milano che in Giappone ha collaborato alla messa a punto del prodotto. «Studi in via di pubblicazione ne hanno verificato l'efficacia nella gastrite atrofica: riduce le alterazioni enzimatiche tipiche dei processi precancerosi. È di supporto nei pazienti con epatite C. Sono dati condivisibili sperimentalmente. Non si possono vantare proprietà terapeutiche, non ancora. Perché mancano i dati clinici». Ma allora, se le prove raccolte finora sono carenti, perché fare tanto clamore? «Oltre 30 pubblicazioni scientifiche hanno dimostrato l'azione benefica di Immun'Age sulle difese naturali dell'organismo» dice il dépliant illustrativo della ditta produttrice. Ma le pubblicazioni menzionate dalla ditta sono resoconti di studi soprattutto in vitro e su animali. E anche se da anni Montagnier mette piede più sugli aerei che nei laboratori, dovrebbe sapere che uno studio promettente in laboratorio non garantisce un buon risultato sugli ammalati.
Alcuni principi attivi della papaya sono riconosciuti da tempo, anche dalla medicina cinese. Non potrebbe essere altrimenti, visto il suo alto contenuto di vitamina C e betacarotene, potenti antiossidanti naturali. Perfino più potenti della vitamina E. Questo nel frutto. Il biofermentato (per diversi mesi), ricavato da papaya non ogm (ci tengono a precisare), «non contiene più queste vitamine, ma conserva le proprietà antiossidanti» dice Marotta. Uno dei principi attivi più noti del frutto è la papaina: enzima che spacca i legami proteici, rendendoli più aggredibili da parte degli enzimi gastrici. «L'effetto è che si digerisce meglio. Ma bisogna mangiarne una grande quantità» osserva Oliviero Sculati, nutrizionista alla Asl di Brescia. «Tra i tanti annunci sui benefici della papaya c'è anche l'effetto dimagrante. Sarebbe sempre merito di questi enzimi. L'ipotesi è che qualsiasi cosa faciliti la digestione alleggerisce l'impatto digestivo e quindi si assorbe più velocemente e l'indice di sazietà si allunga. Ma non è stato provato». Mancano verifiche essenziali. Questo il ritornello che torna. Intanto sulle presunte proprietà immunitarie di questo frutto esotico punta l'industria. La Brigham's, fabbrica di gelati di Boston, dell'industriale Massimo Gatti, sta mettendo sul mercato un sorbetto alla papaya. Un peccato di gola che allunga la vita? Una cosa è certa: l'estratto di papaya troverà estimatori fra tutti coloro, e sono tanti, che non si arrendono all'idea di invecchiare. «Il mercato delle terapie antietà ha assunto ultimamente dimensioni preoccupanti» scriveva un anno fa la rivista Le Scienze, proprio quando Luc Montagnier mise piede in Vaticano. Lo strillo di copertina, in perfetta controtendenza allo studioso francese, così recitava: «Tutte le bugie dei prodotti antiinvecchiamento». Nel sommario dell'articolo si annunciava la posizione presa da 51 scienziati di fama internazionale che studiano l'invecchiamento, tra cui Leonard Hayflick e Bruce Carnes: di nessun rimedio antietà venduto sul mercato è stata dimostrata sinora la minima efficacia.
Un esempio portato dagli scienziati. Non è affatto vero che prendere antiossidanti significhi aprire un ombrello chimico contro i radicali liberi. Inoltre farlo non sarebbe neanche sempre raccomandabile. «L'eliminazione di tutti i radicali liberi ci ucciderebbe» dice il documento degli studiosi. «Queste molecole svolgono passi intermedi indispensabili per le reazioni biochimiche». Non solo. «Nessuno finora ha dimostrato che gli integratori contenenti antiossidanti limitino il danno ossidativo nell'organismo o influenzino in qualche modo l'invecchiamento». Che pensare allora? Montagnier sostiene di aver provato su di sé la bontà di ciò che propone. Il guaio è che contro l'invecchiamento tante altre persone hanno creduto di suggerire qualcosa alla luce dell'esperienza personale. Famoso il caso del premio Nobel per la chimica Linus Pauling che ha sempre vantato d'invecchiare bene grazie a megadosi di vitamina C, ritenute potenzialmente tossiche da altri. Mentre la statunitense Fanny Thomas ha ripetuto sino all'ultimo giorno dei suoi 113 anni che il suo segreto era un succo di mele bevuto tre volte al giorno e il fatto di non essersi mai sposata così che «nessun uomo le aveva mai dato preoccupazioni». L'elenco potrebbe continuare.
Dicono di Lei
Papaya: voce di origine aruaca e caribica. C'è chi scrive papaia. L'albero su cui crescono i suoi frutti, detto albero dei meloni (per le loro dimensioni), è originario dell'America centrale e del Messico. Ora è coltivato in molti paesi tropicali. Come altri frutti di color arancio è fonte di vitamina C e betacarotene, antiossidanti naturali. In fatto di antiossidanti quelli di una papaya sono in termini di quantità analoghi a quelli di un pomodoro maturo dello stesso peso.
Frutto e pianta contengono papaina, un enzima simile alla pepsina prodotta dal sistema digestivo per scomporre le proteine. La papaina è utilizzata in ambito industriale per rendere più teneri alcuni prodotti della carne. Da anni si conoscono e studiano le proprietà naturali della papaya nella digestione: la medicina cinese la prescrive per chi ha difficoltà a digerire alimenti molto proteici.
La papaya viene somministrata per dissenteria e reumatismi, ma anche per dimagrire. Estratti di papaya purificati sono usati per infiltrazioni spinali nelle ernie del disco: utilizzo questo approvato dall'Fda. Di moda è ora la papaya fermentata in polvere che ha funzione antiossidante pur non contenendo più vitamine, ma soprattutto carboidrati e aminoacidi. Questo prodotto, secondo chi lo propugna, avrebbe diverse proprietà: proteggerebbe dallo stress ossidativo causato dai radicali liberi e potenzierebbe le difese immunitarie. Le proprietà della preparazione fermentata di papaya (Fpp) sono considerate interessanti, ma mancano per ora di rigorosi riscontri.
Fonte Panorama articolo di Gianna Milano e Stefano Cagliano.
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