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AGRIMONIA EUPATORIA

Descrizione botanica - Storia e tradizioni - Proprietà e impieghi

Principi attivi - Usi - Preparazioni

 

La famiglia delle Rosaceae è formata da oltre 120 generi e circa 3400 specie, distribuite in tutto il mondo, ma con una diffusione circoscritta soprattutto alla regione temperata dell'emisfero nord.

Le Rosaceae includono specie alimentari (Prunus, Fragaria, Malus, Pirus, Rubus, Eryobotrya, ecc.), ornamentali (una per tutte: la celeberrima Rosa) e naturalmente officinali (Alchemilla, Crataegus, Potentilla, Agrimonia, Spirea, Filipendula, ecc.).

La flora italiana comprende 25 generi di Rosaceae, con circa 240 specie.

Agrimonia è presente con 2 specie, una molto rara (Agrimonia procera Walir.) e l'altra, al contrario, piuttosto comune: Agrimonia eupatoria L.: entrambe condividono le medesime proprietà medicinali.

Descriveremo in queste pagine, come di consueto, solamente la più comune nel nostro territorio: Agrimonia eupatoria.

 

 

 

Descrizione botanica

Nomi volgari:

agrimonia, eupatoria, eupatorio dei greci, erba di S. Guglielmo, erba del taglio, erba de andata.

Etimologia:

Agrimonia, dal latino «argemonia», nome di una specie di papavero usato nell'antichità contro un mal d'occhi detto «arghema».

Eupatorio: dal nome di Mitridate Eupatore, re del Ponto (I secolo a.C.) che, secondo la tradizione, introdusse la pianta in terapia.

È una pianta erbacea perenne, alta 30-60 cm; il rizoma è breve, verticale. Fusto generalmente unico, cilindrico, con peli sia lunghi che brevi.

Foglie imparipennate a contorno oblanceolato (6-8 x 10-15 cm), con 4-5 paia di segmenti principali (2,5 x 5 cm) e segmenti brevi (5-15 mm) intercalati, la pagina inferiore è più chiara della superiore.

Le foglie cauline sono, in genere, minori degli internodi.

Il fusto termina in un lungo racemo spiriforme (10-30 cm); i fiori sono dotati di un breve pedicello (2 mm), sepali di 1,5 mm, petali gialli (2 x 3,5 mm); gli stami sono 10-20;

i carpelli sono 2 (spesso se ne sviluppa 1 solo).

Il frutto è un achenio (3-7 mm) che si sviluppa all'ascella di una brattea divisa in 5 lacinie, l'achenio porta nella metà superiore un anello di aculei uncinati.

Fiorisce da giugno a luglio. L'eupatoria cresce nei prati aridi, negli incolti, lungo i fossi e le strade, in tutto il territorio nazionale, tra O e 1500 m.

Storia e tradizioni

È una storia assai antica, anche se povera di dati certi: già in stazioni neolitiche si sono trovate grandi quantità di frutti di agrimonia, ma non si è ancora riusciti a comprenderne la ragione.

Romani e Greci la usavano per combattere le malattie epatiche, come vulnerario e come antiveleno.

Dal Medio Evo ci giungono notizie di un suo uso molto diffuso, anche se indifferenziato da Verbena officinalis.

Mattioli ci narra come sotto il nome di eupatoria autori antichi e moderni considerassero, di volta in volta, specie diverse, sembra anzi che i farmacisti del suo tempo chiamassero in questo modo Eupatorium cannabinum.

Proprietà e impieghi

Le foglie sono colte prima della fioritura od alla fioritura se interessa la parte aerea; l'essiccazione viene effettuata all'ombra o in locali asciutti o al calore (temperatura non superiore ai 40°), stagionatura di 2-3 giorni rimuovendo, imballo in sacchi.

Principi attivi

I principali componenti della droga sono: olio etereo, una sostanza amara, eupatorina, acidi organici (salicilico, nicotinico, ascorbico, citrico, malico, palmitico, stearico, oleico, cerilico, ursolico), vit. K, vit. Bl, quercitrina, tannini, fitosterina, alfa-almirina.

Nella pianta e nelle radici fresche è stata trovata una sostanza amara (che non si trova nella droga secca) agrimonolide.

Usi della pianta

Nella medicina popolare, l'agrimonia viene usata come coleretico e colagogo, nell'insufficienza e nella congestione epatica, nella colelitiasi nelle enteriti catarrali, nelle gastriti catarrali croniche.

Viene impiegata nel reumatismo cronico, muscolare e articolare.

L'uso esterno di questa pianta è consigliato nella cura delle ulcere varicose e come colluttorio nelle affezioni della bocca.

Leclerc considera l'agrimonia come efficace moderatore dei processi infiammatori.

L'estratto acquoso ha dimostrato di possedere effetti antispastici.

Si sono ottenuti buoni risultati nelle congiuntiviti (a volte risultati migliori che con l'impiego del cortisone), nelle riniti allergiche e nell'asma bronchiale.

Nelle dermatiti pruriginose, nelle faringo-tonsilliti e nelle stomato- gengiviti, l'agrimonia si è sempre mostrata efficace.

Le proprietà analgesiche della droga si sono dimostrate preziose nelle nevralgie, nelle nevriti, nelle artriti e periartriti.

Sono state sperimentate con successo le proprietà ipoglicemizzanti delle foglie.

Secondo alcuni autori, le foglie di agrimonia svolgerebbero una benefica funzione nelle alterazioni del processo digestivo, facilitando il bolo alimentare e le trasformazioni che esso subisce fino all'escrezione.

Nell'uso di agrimonia non si sono mai notati effetti collaterali sgradevoli e la tolleranza gastrica (anche per tempi prolungati) è sempre risultata buona.

Alcune preparazioni

Estratto fluido: 1-2 cucchiaini per dose, 4-6 al dì;

 

nelle affezioni epatiche:

 

Tintura: 1-3 gr al dì, idem.

Sciroppo (agrimonia e.f. 5 gr, sciroppo semplice 95): a cucchiai, come antispastico.

Succo (foglie): 20-30 gr al dì, nel catarro intestinale, diarree, dissenterie.

Infuso (foglie) 5%: 2-3 bicchieri al dì, come regolatore della digestione.

 

 

Dalla rivista "Erboristeria Domani" STUDIO EDIZIONI

Schede a cura di Cleo Bonalberti, Adalberto Peroni, Gabriele Peroni

 

 

 

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