Alcune
molecole di origine vegetale (definite generalmente “molecole
fitochimiche” di natura steroidea), agiscono sull'organismo come certi
ormoni naturali, gli estrogeni, ed è per questo motivo che sono chiamate
fitoestrogeni, anche se la loro azione ha una potenza mille volte
inferiore.
Le prime constatazioni sull'attività estrogenica di una pianta risalgono
agli anni '60, quando si appurò che la diminuzione della fertilità nelle
pecore australiane era provocata dal Trifoglio rosso, pianta di cui si
nutrivano.
Il primo studio sugli isoflavoni fu pubblicato nel 1990. Da allora, le
ricerche si sono moltiplicate sotto l'impulso notevole apportato dal
National Cancer Institute degli Stati Uniti.
Isoflavoni e lignani
I composti fitochimici con attività estrogenica si raggruppano in due
grandi categorie, che hanno caratteristiche e proprietà d'azione
leggermente differenti: gli isoflavoni e i lignani.
Gli isoflavoni sono presenti in gran quantità negli alimenti (soprattutto
quelli a base di soja), e per questo motivo sono stati oggetto di studio
di numerose ricerche; inoltre, hanno un effetto maggiore sui recettori
degli estrogeni rispetto ai lignani, che si trasformano in fitoestrogeni
solo dopo il processo della digestione, e si trovano, in quantità
discrete, nei semi di Lino (Linum usitatissimum).
600 piante
Le piante che svolgono azione estrogenica, suscitano parecchio interesse
negli esperti di medicina alternativa e ufficiale: nel 1975, le piante che
evidenziavano questo tipo di azione erano considerate circa 350; il
censimento attuale ne riporta più di 600.
Tra queste, solo poche decine contengono fitoestrogeni assimilabili
attraverso l'alimentazione: pensiamo al Trifoglio (Trifolium pratense),
alla Cimicifuga (Cimicifuga racemosa) e alla Dioscorea (Discorea
composita).
Bisogna considerare, inoltre, che il contenuto di fitoestrogeni può
variare secondo le tecniche colturali che hanno caratterizzato la
coltivazione della pianta.
Risultati promettenti
Gli estrogeni sono conosciuti soprattutto in relazione ai problemi di
squilibrio ormonale, che si manifestano con le vampate di calore e con
l’osteoporosi, ma il loro ruolo nell'organismo è molto più complesso.
Basti dire che un elevato tasso di estrogeni è considerato fattore di
rischio per il tumore del seno e dell' endometrio.
Nel caso dei fitoestrogeni, l'azione varia a seconda dell'organismo,
dell'equilibrio ormonale dell'individuo e del tipo di fitoestrogeno
ingerito. In poche parole, se l'organismo produce troppi estrogeni, i
fitoestrogeni sono in grado di bloccare, in parte, il loro effetto nocivo;
al contrario, se l'organismo è carente di estrogeni, i fitoestrogeni
colmano, in parte, questo bisogno.
Si può capire, dunque, perché i fitoestrogeni possono essere utilizzati
per intervenire in alcuni processi metabolici ormonali, come la sindrome
premestruale, o la menopausa; le ricerche, inoltre, rivelano che
potrebbero avere un ruolo importante in altri processi, tra i quali la
formazione del colesterolo nel sangue, e, addirittura, la prevenzione e la
cura dei tumori.
Modalità di utilizzo o posologia
E' quasi certo che i fitoestrogeni di origine vegetale assunti con
l’alimentazione offrono molti vantaggi e causano pochi inconvenienti.
Il discorso non vale per i supplementi assunti in altre forme: l' American
Nutraceutical Association, punto di riferimento, raccomanda di optare per
l'assunzione alimentare: "in caso di assunzione di supplementi,
comunque, non bisogna superare i 50mg".
Inoltre, è opportuno segnalare che i fitoestrogeni non sono
indispensabili al metabolismo umano, e che non si verificano, dunque,
sintomi o rischi di carenza.
Principali risorse alimentari
Isoflavoni
Leguminose (ceci, lenticchie e soprattutto soja), agrumi, cipolle, mele,
uva, vino rosso, birra, olio d'oliva, tè verde, tè nero.
Lignani
Semi di girasole, cereali interi, Mirtillo palustre, tè verde, tè nero.
Il primo posto spetta ai semi di lino, che contengono una quantità 100
volte maggiore rispetto agli altri alimenti; al contrario, l'olio estratto
da questi semi ne contiene una percentuale relativamente modesta.
La ricerca
Riduzione del colesterolo
Le numerose ricerche in vivo, condotte su modelli umani e animali,
indicano che i fitoestrogeni migliorano il profilo chimico del
colesterolo, e possono, dunque, prevenire le malattie cardiovascolari.
Gli studi sono stati effettuati sulla soja e sui semi di lino: mentre i
risultati relativi all'utilizzo della soja sono stati formalmente provati,
gli studi relativi ai semi di lino sono ancora in evoluzione.
Prevenzione dei tumori
Alcuni studi hanno evidenziato che i forti consumatori di alimenti
contenenti fitoestrogeni, sono meno esposti al tumore del seno e, forse,
del colon.
In genere, però, le ricerche forniscono risultati contraddittori, ed è
per questo motivo che anche l'effetto preventivo è considerato ipotetico.
Trattamento dei tumori
Per quanto riguarda gli isoflavoni, le ricerche condotte in laboratorio
confermano il ruolo di primo piano nell'inibizione dell'angiogenesi, il
processo di formazione di nuovi vasi sanguigni che nutrono il tumore,
inducendo la differenziazione cellulare e attivando la distruzione delle
cellule tumorali (apoptosi).
L'esame al microscopio dei tessuti tumorali estratti dalla prostata di
topi, ha provato che il consumo di soja riduce notevolmente la
moltiplicazione delle cellule tumorali. Gli studi, infatti, indicano che i
composti fitochimici della soja potrebbero impedire la crescita dei
tumori, grazie alla combinazione di effetti diretti sul tumore e di
effetti indiretti sull'angiogenesi.
Nel corso delle ricerche effettuate sui ratti, il consumo di soja ha
permesso di limitare la crescita dei tumori delle ghiandole mammarie. Gli
isoflavoni, attraverso l'azione estrogenica, possono cambiare (non solo
positivamente), il processo dei tumori ormonodipendenti.
Le sperimentazioni condotte sui lignani riguardano soprattutto i semi e
l'olio di lino: durante una serie di studi condotti all'Università di
Toronto (Canada) su animali, si è osservato che i lignani dei semi
sembrano efficaci nella riduzione dei tumori in fase di sviluppo, mentre
gli acidi grassi del tipo omega-3 contenuti nell'olio contribuirebbero a
ridurre la dimensione di quelli già formati.
Lo stato delle ricerche, in questo momento, non consente ancora di
raccomandare un tale trattamento.
Da Erboristeria Domani
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