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Dalle Piante Potenti Molecole Antiradicali Liberi

Antiradicali liberi: gli esteri dell'Acido caffeico

Tra i vari derivati polifenolici contenuti nella droga di numerose piante, sono da ricordare una serie di acidi detti "acidi fenolici". Tra i più noti e studiati di essi sono da ricordare l'acido caffeico, il ferulico ed il vanillico. Questi acidi sono in grado di inibire l'attività dell'enzima xantina-ossidasi responsabile della formazione dell'anione superossido e quindi della perossidazione lipidica. E' stata confermata l'attività di questi acidi fenolici nel contrastare effetti indotti da radicali liberi nei processi degenerativi della pelle, specie dopo esposizione a radiazioni UV. L'acido caffeico (acido 3,4-diidrossicinnamico) ha rivelato la sua efficacia di agente bloccante i radicali liberi ed una spiccata attività antinfiammatoria anche quando utilizzato sotto forma di estere.
Esteri dell'acido caffeico con acido betulinico, acido oleanolico e acido morolico, sono stati isolati da un estratto di rapunzia (Oenotera biennis).
L'attività bloccante i radicali liberi degli esteri caffeici è stata valutata col metodo DPPH (1,1-diphenyl-2-picrylhydrazyl free radical). La loro attività antinfiammatoria è stata valutata con test in vivo su orecchio di topo, mentre con il test HEL (Hen egg lysozyme) è stato determinato il potere inibente la coclossigenasi-1.
Questi estratti da piante sono stati studiati e valutati anche quali agenti preventivi di lesioni precarcinogeniche su glandole mammarie di topini.

Da: Erboristeria Domani
A Cura di Paolo Poggi

Pubblicato da Amministratore di sabato 26 febbraio 2005 alle ore 00:44

Stabilità dei Grassi Vegetali

Sulla stabilità di lipidi vegetali

 

Sappiamo ormai tutto, o quasi, circa gli usi cosmetici del burro di karitè, un lipide ottenuto per estrazione dei semi del frutto di una pianta africana (Butyrospermum parkii). Il nome scientifico dato a questo lipide vegetale è stato assegnato in onore dell'inglese Mr. Mungo Park, un grande esploratore che, per primo, risalì controcorrente le sponde del fiume Gambia (Gambia, Senegal) alla fine del XVII secolo ed ebbe modo di ritrovarsi proprio nei luoghi ove avveniva la raccolta dei semi dalla pianta e la produzione di quel lipide di consistenza burrosa. Il burro di karitè è noto soprattutto per la sua frazione insaponificabile, ed è considerato da anni un ingrediente d'alto interesse nella produzione cosmetica per le sue proprietà protettive cutanee, anche da radiazioni UV, per le sue proprietà lenitive della pelle irritata e risananti la cute lesa o screpolata, per la sua funzione idratante ed ammorbidente l'epidermide. Un recente brevetto svedese ci fa conoscere un nuovo potenziale impiego del burro di karitè: quello di ingrediente di base in una massa destinata ad essere considerata una valida alternativa alla lanolina, una cera apprezzata per le sue mille prerogative funzionali e, soprattutto, per la sua eccezionale stabilità. Di prodotti presentati come validi alternativi alla vecchia ma mai dimenticata lanolina, almeno in questi ultimi dieci anni, ne sono apparsi tanti. Provvediamo ad aggiungere anche questo alla ormai lunga lista. La massa lipidica alternativa funzionale alla lanolina risulterebbe composta da una combinazione di una frazione non polare ottenuta da oli e grassi vegetali ricchi in insaponificabile con una frazione polare costituita da una miscela di esteri di acidi grassi. La frazione non polare ricca in in saponificabile è stata realizzata partendo dal burro di karatè che, una volta idrogenato, consente di ottenere una sostanza di base che presenta una buona stabilità all'ossidazione. Preparati contenenti oli di estrazione vegetale, da semi in particolare, o loro derivati, possono essere trattati in modo da presentare una migliore stabilità a fenomeni ossidativi: questo grazie alla combinazione con particolari miscele di agenti antiossidanti, particolarmente con combinazioni di almeno un antiossidante terminale di radicali, cioè in grado di bloccare la reazione di perossidazione iniziata da radicali liberi. Secondo gli estensori del brevetto, gli oli vegetali da preferirsi ai fini di garantire una migliore stabilità al prodotto finito che li contiene, sono quelli di macadamia (Macadamia ternifolia), moringa (Moringa oleifera), babassu (Orbignya oleifera) e limnante (Limnantes alba) oltre all'olio di girasole (Helianthus annuus L.) ad alto titolo in acido oleico. Da: Erboristeria Domani A

 

Cura di Paolo Poggi

Pubblicato da Amministratore di sabato 26 febbraio 2005 alle ore 00:42

Altre Piante Antinfiammatorie

Ancora sugli antinfiammatori naturali

L'estratto di epilobio (Epilobium angustifolium) è caratterizzato da un elevato contenuto in tannini, acidoursolico e mucillagini. L'attività androgenetica di questo estratto è associata alla inibizione dell'enzima 5-alfa-reduttasi, che consente di regolare la produzione di sebo. L'acne, come si sa, è da considerarsi una delle infiammazioni cutanee più diffuse e fastidiose ed è associata spesso proprio all'eccessiva produzione delle ghiandole sebacee. A questo estratto sono pertanto da attribuirsi proprietà antiacne grazie all'azione dei tannini astringenti in esso contenuti. Estratti di epilobio ritroviamo anche in una formula - che di seguito riportiamo - di un preparato a funzione idratante, riducente delle rughe e con effetto antinfiammatorio, grazie all'azione astringente di detto ingrediente attivo vegetale, la cui azione è rinforzata dalla presenza di sodio guaiazulene solfonato.

LOZIONE RESTITUIVA CUTANEA, ANTINFIAMMATORIA

Alcohol (20,00)
POE-40 hydrogenated castor oil (1,00)
Epilobium angustifolium extract (0,20)
Dipropylene glycol (5,00)
1,3-butylene glicol (10,00)
Sodium guaiazulene sulfonate (0,20)
Conservanti, profumo (q.b.)
Aqua (a 100,00)

In un altro brevetto giapponese la descrizione di alcuni preparati nei quali ritroviamo, come agenti funzionali ad attività antinfiammatoria derivati della liquerizia (Giycirrhiza glabra). Il derivato contemplato nelle formulazioni è dipotassio glicirrizinato .
L'efficacia a fini antinfiammatori dell acido glicirrizico (glicirrizina) un saponin-glucoside, uno dei principali componenti della droga estratta dalle radici della pianta, è nota da secoli nella medicina tradizionale e da tempo sfruttata anche in preparazioni cosmetiche. L'acido glicirrizico, per idrolisi produce acido glicirretico, la cui attività antinnammatoria viene attribuita al fatto che inibisce gli enzimi che metabolizzano le prostaglandine (PG2 e PG2alfa) a metaboliti inattivi.
Si ritiene, peraltro, che sia la glabridina, il principale componente della frazione lipofila presente nella radice della pianta, l'ingrediente della droga a più marcata attività antinfiammatoria.

Da: Erboristeria Domani
A Cura di Paolo Poggi

Pubblicato da Amministratore di sabato 26 febbraio 2005 alle ore 00:41

Un Incenso Antinfiammatorio

Boswellia serrata: antinfiammatorio naturale

Boswellia serrata è una pianta originaria dell'India. In questo paese e regioni limitrofe, anticamente la gommoresina che sgorga incidendo la corteccia, veniva utilizzata quale incenso in funzioni sacre, oltre che in medicina e per preparare profumi. Da noi la pianta è nota col nome di Incenso dell'India o, anche, come "Olibano". Le proprietà antinfiammatorie dell'estratto della pianta sono state, da tempo, ampiamente confermate. I componenti attivi della droga sono alcuni composti triterpenici comunemente chiamati acidi boswellici, in grado di inibire gli enzimi coinvolti nel processo infiammatorio. In particolare, l'acido acetil-11-cheto-beta-boswellico - uno dei costituenti della miscela - e un potente inibitore della 5-lipossigenasi (che genera leucotrieni infìammatori). Agiscono pure sull'elastasi nei leucociti, una serina-proteasi iniziatrice di un processo che porta a manifestazioni infiammatorie tissutali.
Detta attività antinfiammatoria degli estratti di Boswellia è sfruttata soprattutto nella terapia di disturbi osteo-articolari, specialmente se questi devono essere protratti per lunghi periodi, dato che non presenta manifestazioni collaterali indesiderate, tipiche di antinfiammatori steroidei. A test in vivo (su orecchio di topini esposto ad azione di irritanti chimici e misurando il grado di rigonfiamento della parte come indice di irritazione) si è potuto valutare che, applicato topicamente, l'estratto contenente acidi boswellici produce gli stessi effetti protettivi dei curcuminoidi, principiattivi anche questi di estrazione vegetale: si ritrovano nell'estratto di Curcuma longa (curcuma, o zafferano d'India).
Gli estratti di Boswellia sono stati recentemente introdotti anche in preparati cosmetici per uso topico, quali creme, lozioni, saponi per il trattamento lenitivo e sanitizzante di pelli infiammate.

Da: Erboristeria Domani
A Cura di Paolo Poggi

Pubblicato da Amministratore di sabato 26 febbraio 2005 alle ore 00:40

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